sabato 8 novembre 2014

Life

Zero hour. Ora zero. È mezzanotte. La canzone di Elton John non era proprio così, facciamo finta che lo sia dai. E poi oh, tanto non legge nessuno quello che scrivo. Tranne tu.
Sto seduto su una cazzo di sedia di legno, la carica mi stringe e i jeans mi fanno diventare i testicoli delle ovaie. Merda.
Non è male il posto, però mi fa un brutto effetto bere. Mi fa sentire triste. In realtà non mi fa nessun effetto, sono sempre così. Nah.
Mi fa male la testa, vaffanculo.
La gente balla, io non sono capace. Ho un bastone in culo.
Lei mi guarda intenso, mi fa sentire un alieno cascato sulla terra dieci secondi fa.
Il caos e la mente fissa su lei. Cazzo che sensazione.
I've just seen a face bla bla...
L'avevo già vista, il senso però non cambia, stesso effetto.
Come me la ricordavo, in tutto. Però non l'ho riconosciuta subito, il che è molto funny se non fosse così unfunny. Parole vuote.
I pesci li vedo nuotare tranquilli, bella vita la loro. Un mondo un po' piccolo però senza pensieri. Non ha molti pensieri il pesce. Nuota nuota nuota.
La mia è meglio però, non tiro le testate al vetro, le tiro contro me stesso e contro le mie paure.
Madonna che macello sti stronzi.
Prima ho visto una cosa: tante persone che correvano verso il tramonto. Una vista lontana ma sempre vicina, effetto strano.
Alcune cose non vanno proprio perfettamente nel mondo. Quasi niente va bene in realtà. È il mondo in cui viviamo però, non posso fare molto, mi tocca tenerlo e fare il mio possibile (si può dire? Boh) per migliorarlo.
Magari è quello il senso della vita. Magari sono tutte cazzate. Sono solo un diciottenne ad un diciottesimo, un po' sbronzo e un po' sovrappensiero. Che cazzo ne so del mondo io? Niente.
Tutto da scoprire. Bello.

lunedì 22 settembre 2014

Puzzle



Io so come va a finire, lo so sempre, sono abbastanza bravo a pronosticare, però mi piace pensare che magari ogni volta sia diverso.

Per certi è sempre diverso: mai due volte nello stesso modo è cominciato qualcosa, che grande fonte di situazioni che è il mondo.
Una volta per orgoglio, l'altra per sognare o semplicemente per caso nasce sempre il solito mix di emozioni contrastanti quali sono l'euforia e la consapevolezza, la follia della ragione che si abbandona al sogno e si lascia trasportare in infiniti viaggi mentali in cui tutti i pezzi del puzzle per magia entrano in successione al loro posto.
La realtà però non è un sogno, qualcosa va al suo posto ma molto finisce dove non dovrebbe come in uno di quei quadri che non definisco perchè sono ignorante in materia. Quelli strani comunque.

Ora è diverso, nulla è al suo posto e sul tavolo c'è tanto di quel casino che vorrei semplicemente girare le spalle ed andarmene. Peccato non si possa fare, devo per forza dare almeno una forma, un abbozzo di senso all'informità davanti a me.
Giorno dopo giorno ragiono e mi muovo: ogni tanto metto un pezzo, ogni tanto nessuno o alcune volte ne metto dieci, raramente arriva un terremoto e perdo parti di quello che ho unito con fatica.
Non fa niente, prima o poi ricostruisco come sempre. Magari faccio lunghe pause, mi sdraio a terra e fisso il vuoto per giorn; non mangio, non parlo, non sorrido. Però poi mi alzo, guardo di nuovo il puzzle e ricomincio. La Terra non smette di girare, il Sole non smette di fondere e il tempo non smette di scorrere.

Anche stavolta conosco già la fine di tutto, ma alla fine chissene frega, alla fine mi piace fare i puzzle.

giovedì 11 settembre 2014

2. Eleanor Rigby

Finisce sempre così, ci provo e ci credo ma per un motivo o per un altro non va mai come vorrei.
Volere e non potere mi spacca in due, rivolta dentro di me un miscuglio esplosivo di emozioni.
"Senti lascia perdere."
Freddo e cattivo, doloroso come una lama nel pieno petto.
Le parole fanno male ma fa ancora più male il cambiamento: l'affetto diventa ghiaccio e le attenzioni mutano in una lenta e angosciante indifferenza. Divento superfluo. Probabilmente lo sono per tutti.
"Mi stressi."
La testa mi fa male, sento il sangue pompare senza freni nel corpo tremante, il tempo diventa insostenibile. Sguardo fisso nel vuoto e un unico pensiero panicante che non ne vuole sapere di uscire. Perché? Perché così? È così che sono fatto, non posso cambiare. Non vado mai bene per nessuno.
"Non so perché tutto d'un tratto ti sei fissato con me."
Non lo so neanche io, pensavo di saperlo, pensavo di aver capito. Non è così. Non credo più in quello che provo o in quello che penso, perché dovrei? Non mi ha portato niente di buono, ho sempre vissuto così. Forse è così che deve andare, ora e sempre. Il mondo è un posto di merda.
"Non mi sei mai sembrato interessato..."
Dal cuore sale qualcosa, mi sento esplodere, vorrei prendere a pugni qualcosa. Perdo il controllo delle mie azioni e ragioni, regredisco ad uno stato all'apparenza vegetale, credo di stare male, mi sento caldo, troppo.
"...non hai mai fatto niente per dimostrare i tuoi sentimenti."
La bomba esplode, il germe della follia sboccia dentro di me. Piango. Piango forte, non mi importa più di niente. Ho sbagliato tutto, dall'inizio alla fine. Sono impotente. Le parole diventano vaghe, entrano ed escono come pallottole dal mio corpo, taglienti come lame, ingiuste come tutto quello che esiste al mondo, non potrebbe essere diversamente.
Non riesco a smettere, non credo neanche di volerlo, perché dovrei alla fine? Non ho più niente, ho perso anche la dignità, non riesco più neanche a guardarmi allo specchio.
"Ma che ne sai tu? Non hai idea di quanto lo abbia voluto, di quanto lo abbia desiderato!"
La rabbia che conservo dentro esce fuori prepotente, ma è solo uno scatto futile, si esaurisce subito. Perché dovrei essere arrabbiato poi? Non è neanche una cosa nuova, è solo più dolorosa, più dello svegliarsi tutti i giorni solo in mezzo ad altri 8 miliardi di alieni. Il più alieno degli alieni.
È finita. Finisce sempre. Pagine della mia storia già scritte prima che si ripetono, eventi ciclici che incasinano l'enorme errore che è in me.
Lei é da amici, io fisso un albero dalla mia panchina. Che belle le foglie.

martedì 9 settembre 2014

1. Taxman

"Merda, ho pestato uno stronzo. Ho detto merda e stronzo nella stessa frase, cazzo dovrei smetterla di parlare così, sembro un borgataro."
Le giornate di merda le riconosci subito, ti svegli e la prima cosa che pensi non è andare a pisciare come tutti, no, ti sei sognato di andare a pisciare ed hai bagnato il letto come un bimbo di otto anni; stavolta però non c'è mamma a sistemare tutto, alla mia età o hai una moglie o fai tutto tu.
Io faccio tutto solo.
Lavorare per il fisco non è fare il calciatore, non hai le veline che ti seguono lasciando una scia appiccicosa come se non avessero le gambe. Spesso la gente ti odia senza neanche conoscerti, solo perché fai il tuo lavoro. Lavoro di merda. A me neanche piace, avrei voluto studiare lettere, ma non è andata così, vabbé.
"Signor Bianchi buongiorno sono qui per il fisco, posso rubarle un attimo del suo tempo?"
Non ho bisogno di ascoltare la risposta, farfugliano tutti qualche frase di circostanza mentre nella mente pensano già a cosa dire e cosa fare: qualcuno è più bravo e riesce a sembrare calmo e pacato, qualcuno invece già dal tono di voce sembra nel panico più totale.
L'altro giorno ero da una simpaticissima signora che abitava in centro, zona carina, peccato sia abitata da teste di cazzo.
Lei ovviamente era anche stupida, spesso le cose coincidono, come abbia fatto a trovare marito non lo riesco a capire, mi manda al manicomio.
E ci ha mandato anche lui probabilmente, quando sono entrato se ne stava seduto con lo sguardo fisso nel vuoto mentre parlavo con la consorte, oppure era incredulo di fronte alle quantità di cazzate che la signora raccontava.
È bello fare il proprio lavoro in certi casi. Ma non oggi.
La casa è un casino e sotto gli occhi ha due borse che se lavorassi all'antidroga farei controllare dai cani per quanto sono grandi, e non credo sia per il sonno. Questo poveraccio è un morto di fame. Lo so perché è il mio lavoro, faccio i conti in tasca alle persone e se qualcosa non torna devo controllare.
Il tipo non paga le tasse da qualche mese.
"Non posso permettermelo" dice lui.
Io gli credo, ma non posso fare niente se non allungare la sua agonia, non ho i mezzi per fare niente.
Non valgo niente insomma.
Il tizio piange e io non so che fare, ogni volta la stessa storia:
"Mi dispiace signore, vorrei aiutarla ma posso solo rimandare la questione, prima o poi i soldi che deve allo stato dovrà pagarli comunque."
Cazzate, lo stato non ha bisogno dei soldi di un morto di fame, è che sono più semplici da ottenere rispetto a quelli di un miliardario con una schiera di avvocati. Noi dovremmo lavorare per la gente non contro, ma alla fine il più forte vince sul più debole, non si mette a fare il bullo con gli ossi duri.
Saluto il signore che probabilmente mi odia e odierà chi mi da lo stipendio e mi metto in macchina, altro giro altra corsa. Chi mi da i soldi lo odio anche io comunque.
È stancante vivere così, cinque giorni su sette. Non di fisico, ho fatto cose molto più probanti per sopravvivere, ma mai niente che mi opprimesse così, peccato che è l'unica cosa che ora posso fare.
Quando ero giovane lo chiamavo fisico da "sollevatore di dubbi".
Dubbi me ne fa sollevare molti una donna.

martedì 2 settembre 2014

Bikini Blu

Le foto al mare con le ragazze in bikini blu mi fanno pensare. In realtà no, però oggi è successo.
Sembrava una giornata di riposo come le altre, stanco dalle fatiche lavorative ho passato la mattinata in camera, in un perpetuo moto oscillatorio passante per la trinità composta da PC, TV e letto. Nel mezzo di questo ciclo continuo di monotonia e piattezza mi sono trovato casualmente a scrollare la home di Facebook quando, scartando "riflessioni" di gente palesemente idiota, foto di pasti e citazioni d'autore postate da hypster il cui unico pensiero è quello di sembrare il più alternativi possibile, mi sono trovato davanti a qualcosa che ha catturato la mia attenzione. Il dito indice della mano destra ha smesso di scrollare incessantemente la martoriata rotellina del mouse, il mio sguardo ha finito la sua ricerca quasi messiaca.
Due foto dai colori caldi occupano il centro del monitor, contrastando con le tinte fredde tipiche di tutto ciò che è tecnologico. Il giallo di una spiaggia fa da sfondo ad un bikini blu contentente una persona.
Ho un rapporto strano con quella persona. Anzi, non so neanche se c'è alcun tipo di rapporto tra di noi. Sicuramente non leggerà il frutto marcio dei miei pensieri, quindi posso vomitarvi addosso, o mio pubblico senza volto, composto da neanche una cinquantina di visitatori in media, tutto quello che mi passa dentro senza alcun filtro.
Tra me e BB (le sigle mi piacciono) non c'è stato niente, anzi, neanche la conoscevo fino a qualche tempo fa. Tutto è nato per caso dopo una delle tante piccole delusioni amorose degli ultimi tempi, senza neanche pensarci. Non in maniera diretta almeno, a quello che ora il pezzo sopra del bikini contiene avevo distrattamente pensato, e avevo anche apprezzato. Una frase tira l'altra e nasce un po' di grip tra noi, andiamo avanti ma tutto si blocca all'improvviso.
Così come le nostre strade si sono avvicinate così si sono allontanate. Sicuramente si riuniranno ancora, ma il tempo cambia tutto, e mi chiedo se cambierà anche questo. O forse è già cambiato tutto. Non ne ho davvero idea.
Tutto quello che so, è che ora non ci parliamo più, e non so neanche perché. Chissà se anche lei ogni tanto pensa a me, o sono solo io quello che si fa questi pensieri. Chissà.

giovedì 31 luglio 2014

Mi manchi.

Stamattina mi sono svegliato e dopo aver connesso il mio cervello al corpo, operazione non facile in verità, mi sono messo a giocare a Pokémon Diamante. Non che non ci avessi già giocato a suo tempo, anzi, ricordo praticamente tutti i dialoghi a memoria. Forse è proprio per questo che è partito subito il malinconia-time: mi sono ricordato del momento esatto in cui lo comprai e di come mi sentivo allora.

Ero al mare, in una casina piccolina a Tarquinia Lido, molto fuori dal paese, talmente fuori che la strada era senza nome e non aveva l'illuminazione. La notte era stupenda infatti, non ho mai visto tante stelle in vita mia, ma ora sto divagando. Il gioco era già uscito da qualche giorno in realtà e io, da buon 11enne che ero, non facevo altro che rompere i coglioni dalla mattina alla sera per averlo; immagino che fossi insopportabile.

Quel giorno nonno era tornato a casa dal lavoro, cosa che succedeva solo il fine settimana visto che in mezzo alla settimana rimaneva a Mentana (il paese in cui vivevo prima se qualcuno non lo sapesse) e, non ricordo bene come, finimmo in macchina verso il centro commerciale di Civitavecchia.
Durante il viaggio ricordo che mi disse di non dire a mamma quanto avremmo speso perché altrimenti avrebbe fatto storie (lei era, ed è, la tirchia di famiglia, noi maschi di casa invece pensiamo che "i soldi sono fatti per essere spesi"). Io in preda all'eccitazione dissi immediatamente di sì, ma avrei il retto il gioco a qualsiasi cosa in quel momento, troppa la brama di avere tra le mani il nuovo Pokémon, cosa che tra parentesi neanche ora è cambiata... che bambinone che sono.

Arrivati lì comprammo un DS "ciccio" rosa (perché era l'ultimo rimasto e non mi andava di aspettare un altro secondo di più) e la copia di Diamante, perché Perla aveva la copertina rosa e mi sarei sembrato troppo gay.
Quanto ero felice in quel momento solo qualche essere superiore possa saperlo, non pensavo a nient'altro.
Chissà se ho almeno ringraziato chi ha messo la grana faticosamente guadagnata per farmi avere l'oggetto del desiderio, ma non credo, come non credo di averlo fatto molte altre volte, troppe, e adesso che non posso più farlo mi sento male.

Adesso lui non è più in questo mondo, cioè, in realtà è di là nell'altra camera in un barattolo, però non è proprio la stessa cosa ecco. Non posso andare lì e dire che mi dispiace per non essere stato quello che sarei potuto essere negli ultimi anni, che mi dispiace per essere stato un idiota e che vorrei ringraziarlo per tutte le stupide cose e le esperienze che ho fatto con lui.
Mi ricordo per esempio che una volta a Santa Marinella al mare stava guardando la F1 e io, pargolo di 7 anni, mi misi a guardarla con lui e rimasi stregato da quelle macchine che correvano velocissime, una passione che ancora adesso coltivo.
C'è stata quella volta poi in cui siamo andati a correre con i kart a Rieti e siamo rimasti senza benzina per strada in mezzo al niente. Io sono sempre stato uno un po' ansioso, magari da fuori non si vede, però dentro ogni volta che succede qualcosa parte del mio cervello comincia a immaginare conseguenze catastrofiche, al che quindi io chiesi preoccupato "e adesso?" "e adesso scendi che spignemo".
Se ci penso ancora adesso mi scappa un sorrisetto.
Credo di aver ereditato il tono perennemente sarcastico da lui (quindi se non vi piace come scrivo sapete a chi dare la colpa).

Quel giorno tra l'altro ci fermammo anche da un porchettaro troppo buono lungo la strada, ed ora ogni volta che passo lì, recentemente è capitato per lavoro ad esempio, ci penso sempre. Mi torna in mente quello che è successo ed inevitabilmente lui, e mentre fuori fisso il vuoto con lo sguardo perso dentro parte lo stesso processo mentale che é partito stasera quando ho cominciato a scrivere.
Io gli devo tanto, così tanto che qualsiasi cosa io possa mai fare nella mia vita non sarà mai abbastanza in confronto a quello che lui ha fatto per me, e non posso farci niente se non continuare a portare dentro di me il ricordo di un grande uomo come se ne incontrano pochi nella vita, e magari raccontare ai miei figli, se mai avrò mai il piacere di avere una donna con cui impegnarmi, come mai il loro papone sia cresciuto così bacato.

Spero di riuscire a trattenere le lacrime almeno davanti a loro.









venerdì 11 luglio 2014

Malattie mortali

Nasciamo, cresciamo, ci riproduciamo e alla fine muoriamo. In estrema sintesi queste sono le grandi fasi della vita, inclusa anche quella umana.

Tra queste, morire è senza dubbio quella che più delle altre affascina e spaventa le nostre piccole menti.

La morte è qualcosa che ci aspettiamo tutti, che magari immaginiamo anche, chi tra i propri cari, chi in atti eroici o chi facendo l'astronauta (o magari pure salvando eroicamente i familiari in una missione spaziale tiè), ma quasi nessuno se la immagina per malattia.

Morire a causa del tuo corpo malato è una delle immagini più angoscianti che possano apparire nella mente di una persona, sapere con certezza che tra 2 mesi o 2 anni ci aspetta l'addio alla vita è bel diverso dal sapere che prima o poi abbandoneremo questo mondo.

Spesso mi chiedo cosa passi nella mente di una persona che sa di dover morire. Immagino che il tempo assuma un valore diverso. I secondi scanditi dal ticchettio dell'orologio assomigliano forse a macigni? O comincia a scivolare addosso indefinito, confondendo le ore con i minuti?
E cosa dire poi di come deve essere spendere questi ultimi momenti? Cosa fare?

Nei film spesso fanno vedere come in questi casi si cerchi di sistemare la propria vita, chiudere i vecchi conti lasciati in sospeso. Ma quanto è giusto apparire alla porta della propria ex, magari ora fidanzata e dire "ehi, sto morendo, facciamo pace?", e quanto poi una risposta del genere verrà influenzata dalla fine imminente?

In realtà non è questo quello che poi mi fa pensare; il come una persona si ammali lo spiega la scienza, ma il perché è un mistero. Perché le cose devono andare così? È tutta casualità? O magari c'è una forza più grande dietro a guidare tutto mentre noi viviamo ignari le nostre vite semplici?
Ogni tanto grazie a internet leggo storie di malati di cose orribili e mi chiedo se non siano quasi dei martiri, colpiti a morte per far svegliare noi che rimarremo riguardo certe tematiche etiche o scientifiche.

O magari sono solo io che sto semplicemente negando l'inevitabilità dell'ammalarsi, indipendentemente da tutto. In fondo quasi mai nella vita quello che ci accade ha veramente senso. Però che triste pensare che ogni secondo qualcuno ci lasci senza un motivo, morti che magari a fine anno sono per noi un numero in una stima a scopo propagandistico, ma anche compagni, figli e riferimenti per altri. Io non voglio credere che sia tutto senza motivo.


PS: "fai come tutti e scrivi un diario"... No.

giovedì 3 luglio 2014

"Vi Amo"

In questo momento sono le 23:09 e sono appena salpato da Civitavecchia diretto ad Olbia.
La giornata è stata piuttosto faticosa, ma dopo il pranzo e la mancia offerti da una cliente molto gentile non mi sento molto stanco, ho un po' di sonno ma niente di più.
Forse è proprio perché ho sonno che mi sento come mi sento adesso.
Gli occhi sono pesanti, però mentre muovo i pollici sul touch del fido telefono (quante cose questo cosino rosso ha sentito...) ho un mezzo sorriso ebete sulla faccia.
Non ho un motivo vero per sorridere, non è successo nulla di eclatante in questi giorni.
La musica dell'improbabile cantante della nave un posto sotto quello della mia cabina stranamente neanche alimenta la mia grande vena lamentosa, non me la curo neanche.

Certe volte forse sono le piccole cose a fare la differenza, un "ti amo" detto da qualcuno importante per te, un gelato a 4 occhi (non so come si scriva con le lettere, Flavia perdono, sono ignorante e in mezzo al mare Google non mi aiuta, neanche il correttore) con un amica, un invito a una cosa piccola ma sentita.
Tutte piccole cose già, ma forse sono queste le più importanti: fanculo al lavoro, ai soldi e a tutto quanto; quando vado a casa e sono stanco, sistemo le mie cose, mi lavo e la prima cosa che faccio è scrivere alle solite 3 (ogni tanto più) ragazze importanti della mia vita. Il primo pensiero sono loro, ed è da loro che corro quando mi sento perso. Loro mi resettano. E io le amo. E sono Felice, perché non ho niente di cui preoccuparmi.
Purtroppo con una ragazza ora (salsiccia in questo blog zero eh) le cose non vanno bene, neanche male in realtà, diciamo è tutto arenato (momentaneamente spero), ma non mi preoccupa: io so già che la sera in cui tornerò a casa abbattuto loro ci saranno. Come ci saranno sempre spero.

Io però sono anche geloso di loro, alcune volte purtroppo la parte più egoista di me pensa "ehi, chi cazzo è quel mascellone sorridente tutto palestrato?". Prima vivevo male tutto questo, però ora credo di essere cambiato. Non voglio essere più triste per quello che non ho, voglio essere grato per quelle cose immense che ho, e ho tanto per cui essere infinitamente grato al signor Universo.

Volevo chiudere ringraziando in particolare una persona, però in fin dei conti non sarebbe giusto, sono quello che sono grazie a mille persone diverse, alcune che non ricordo altre che ricorderò per sempre, ma non posso neanche nominare tutti, mi annoierei e dimenticherei sicuramente qualcuno, quindi in ordine più o meno casuale:

F.F.E.G.G.M.A., vi amo, nonostante tutto.

PS: ora ho sonno però, esprimere tutto in maniera appena decente è faticoso.

martedì 1 luglio 2014

Lontanissimi, a due metri.

Che bella l'estate, tutto questo tempo libero, tutti insieme a cazzeggiare senza pensieri, tutti felici.
Ma quando mai.
È il primo Luglio e non ho fatto altro che lavorare e riposare.

Io ho pochi amici veri, pochi ma buoni credo, forse troppo buoni visto che non hanno mai un momento per me.
"Hai da fare lunedì?" "Sì mi dispiace devo andare a comprare il plutonio per il reattore di zia Peppa". E manco puoi dire qualcosa, vuoi che la zia Peppa finisca il plutonio? Sarebbe scortese insomma.
Ogni volta la stessa storia, sempre da fare. Chissà come mai però Facebook è sempre pieno di selfie con altra gente, forse il plutonio è meglio prenderlo in due.

Se non è la zia Peppa certe volte ci si mette pure il viaggio, "Guarda mi dispiace parto per il Burkina Faso a fine mese e fino ad allora devo covare le uova dell'ornitorinco". Peccato. "Però quando torni sei libera?" "Non so ti faccio sapere", credo che queste risposte siano perse da qualche parte nella rete da un po' ormai.

In realtà però ho qualcuno che non ha tutti questi impegni, ci sentiamo ogni tanto e andiamo d'accordo, però non usciamo molto spesso, però in questo caso è colpa mia, 40 km di distanza non riesco a farli in tempi brevi, non sono un grande camminatore, ma nessuno è perfetto, ho altre doti probabilmente, molto ben nascoste.

Alla fine però ormai è passato 1/3 dell'estate e per un motivo o per l'altro non ho fatto niente di divertente, e non mi sono neanche riposato per davvero. I soldi che ho guadagnato con il mio sudore sono già spesi praticamente, neanche me li godo.

Però c'è un lato positivo, ormai conosco tutti gli amici dei miei amici, mi basta vedere al volo una foto e "oh guarda X sta con l'amica Y al mare a sorseggiare qualcosa". E poi sarei pure pessimista io, ma quando mai.

giovedì 29 maggio 2014

:)

 "There's nothing you can do that can't be done.
Nothing you can sing that can't be sung.
Nothing you can say but you can learn how to play the game.
It's easy."

Molte volte mi sembra di essere un incapace, di non essere in grado di concludere nulla di buono, indipendentemente da quanto mi possa impegnare. Mi convinco di non avere possibilità di miglioramento: un caso disperato.

Invece alcune volte succede che, senza neanche darci troppo peso, faccio qualcosa di speciale.
Ieri volevo sotterrarmi, oggi mi sento in pace con me stesso.
 
Non ho fatto nulla di memorabile, nulla che rimarrà nei libri di storia e probabilmente se l'avessi fatto dieci volte, almeno sette di queste mi sarebbe riuscito meglio; però l'ho fatto e mi basta questo.

Non pensavo che sarei mai riuscito a superare la mia timidezza e aprirmi in maniera così diretta a qualcuno. Ho deciso di ballare ed ho ballato, come uno zoppo è vero, ma l'ho fatto e anche se non ho ottenuto quello che volevo sono felice. Non poteva andare meglio.

Certo, per quanto possa essere felice una parte di me è comunque triste per la sconfitta, alla fine ho commesso tanti errori nelle ultime settimane e ne sono consapevole, ma fortunatamente non sono perfetto, sbaglio spesso. Però mi rialzo e mi hanno insegnato che è questa la vera forza.

Ho tanto davanti a me: persone che mi vogliono bene e sicuramente tante altre occasioni per perfezionarmi. Si può sempre fare di meglio e ci riuscirò.


Ps: alla fine quel "qualcosa", per non diventare un piccolo Werther, l'ho fatto.

martedì 27 maggio 2014

Tu e Io

Non so se riuscirò mai a dimenticare quello che vedo quasi tutti i giorni.
Una vista che mimanda in palla la mente per ore. Non penso ad altro, riesco perfettamente ad isolarmi dal mondo esterno, mi sembra sempre di essere solo tu e io anche quando tu non guardi, cosa che purtroppo avviene spesso, troppo spesso per quanto io senta di poter sopportare.

Alcune volte mi chiedo se per te io significhi qualcosa, me lo chiedo anche se dentro di me già so che qualsiasi cosa tu possa provare per me non sarà mai come quello che provo io per te, sei quel qualcosa che vorrei nella mia vita più di tutto.

L'illusione del nostro futuro insime mi fa sfiorare il cielo con le dita, la triste realtà di me, solo e pensoso, mi fa precipitare all'infinito. Riesco a percepire il dolore che arriverà dal tuo rifiuto e un po' mi spaventa, ma devo ammettere che questo stato di quasi certezza della mia sconfitta è di gran lunga peggiore. In alcuni casi morire è un opzione migliore che continuare a soffrire.

Ogni tanto i nostri sguardi però si incrociano e il tempo sembra quasi fermarsi, in quei momenti mi chiedo se davvero tu non capisca quello che provo per te o fa tutto parte di un tuo piano per cercare di non rompere l'armonia. Ma qualcosa si è già rotto tempo fa, quando mi sono innamorato nuovamente, illudendomi che magari il nostro essere simili potesse far nascere qualcosa anche in te.

Magari è nato tutto da un'altra illusione: il mio pensare che tu sia simile a me. Non lo sei.
Come potresti esserlo? Tu sei completamente contraria a quello che io sono, basta guardarmi allo specchio la mattina per capirlo, una persona come te e una come me non vanno in giro insieme.

Ma la differenza più grande è dentro, non fuori: sono un libro aperto per te, io invece non riesco neanche a leggere la copertina del tuo libro. Sei complessa e sfaccettata, troppo per le mie capacità.
Tu hai la tua migliore amica con cui parlare quando sei giù, una persona che per te è la più importante e tu lo sei per lei, io invece ho tante persone importanti per me, ma non sono il primo per nessuno.
Io ho solo la mia testa, una penna che sono sempre pronti quando più mi servono.

Non capisco neanche perchè tu tra tante, siamo due mondi completamente diversi.


22/05/14

sabato 10 maggio 2014

Riflessioni (molto) rapide (e sgrammaticate).

È da poche ore il 10 Maggio, sono fuori con amici a Campo de Fiori e mi trovo ad osservare da dietro una sottospecie di concerto comunistoide per pubblicizzare quella che credo essere una lista candidata alle elezioni europee che arriveranno in pochi giorni. Elezioni a cui dovrei votare anche io ma questo meriterebbe un articolo apposta perché è un tema ampio da trattare, e non è neanche quello di cui voglio parlare ora.
Sono qui seduto da circa 40 minuti e ho detto circa 20 parole in totale, scollegate tra di loro e anche tanto interessanti. Parole vuote a persone a cui in realtà non ho una da dire ora, semplicemente non so cosa dire.
Trovo curioso come sia possibile che da un momento all'altro la serata si sia spenta nel nulla cosmico, addirittura sto scrivendo questo messaggio mal scritto e senza un vero senso con alla mia destra tre ragazze abbastanza carine. Che gay che sono.
Momenti come questi mi fanno chiedere come sia possibile che l'uomo sia un uomo sociale e allo stesso tempo sia capace di isolarsi anche in mezzo alla folla più ampia. Mi chiedo perché succeda ciò, ma non so spiegarmelo bene, forse alle volte semplicemente non c'è niente da dire o nulla che valga la pena dire ad altre persone. Ah, che strano essere l'uomo. O forse sono io quello strano, chi lo sa. Fatto sta che alla fine qui non sono l'unico che sta muto, alla fine non è un problema solo mio. Meno male.

venerdì 2 maggio 2014

Autocritica

Alcune volte sono triste e non capisco il motivo. Mi sembra di avere quello che voglio, ottengo quello che desidero, non sempre, con le persone praticamente mai, con gli obbiettivi che mi impongo invece più spesso, ma mi sento comunque come se non avessi mai il puzzle completo, manca sempre un pezzo per essere veramente apposto. Qualcosa é fuori posto sempre e comunque ed è così per tutti, ma io non riesco a darmi pace nonostante lo sappia. Il pensiero che qualcosa non sia come io lo vorrei o lo immagino é come un tarlo nella mia testa, mi mangia piano piano in ogni momento della giornata senza che io possa farci niente.
Mi chiedo spesso perché non riesca ad accettare il fatto che non tutto dipenda da me, ma comunque ogni volta mi incolpo di tutto. Ogni cosa che mi accade per il mio cervello é una conseguenza delle mie azioni. Quando le cose vanno bene è bello sentirsi artefici della propria gioia, ma quando ciò non accade mi sento molto stupido. Ma non quel tipo di stupido che non è abbastanza intelligente per capire regole matematiche assurde che bella vita non serviranno assolutamente a niente ma che sono costretto a studiare contro la mia volontà per la sopravvivenza, quello stupido che ha tutte le carte in regola per fare grandi cose ma che alla fine non fa niente se non grattarsi. Uno spreco di potenziale ingiusto.

lunedì 28 aprile 2014

Dare. Ricevere.

Ci sono momenti in cui mi sento vuoto dentro, come se non ci fosse nulla per cui valga la pena impegnarsi. Mi capita spesso ultimamente, mi ritrovo girato su un fianco, intento a guardare i verdi alberi mossi dal vento primaverile con lo sguardo spento.
Nella testa c'è un turbinio di idee: "prendi a pugni il mondo", "scappa lontano qualche giorno"... Idee stupide e inutili che dopo qualche minuto passata la tempesta mi appaiono lampanti nella loro idiozia.
Alcune volte però non ho istinti distruttivi, alcune volte vorrei presentarmi a casa di qualcuno e parlare per ore. Parlare di tutto, di me e dei miei problemi, ma anche di cose idiote come può essere il tizio strambo che ho visto prima in strada. Non mi importa di cosa, vorrei solo parlare. Questa anche da "sobrio" non mi appare come un idea folle, tutti mi dicono sempre che parlare aiuta a sentirsi meglio. Francamente non ne ho idea, non so quanto mi aiuti parlare faccia a faccia con qualcuno, e non so neanche chi vorrebbe mai ascoltare i miei deliri mentali, i deliri di un 18enne semi depresso che un attimo é la persona più felice del mondo e quello dopo vorrebbe quasi lanciarsi dalla finestra.
Mi piacerebbe avere questo genere di rapporto con una persona ma non so come si costruisca una cosa del genere; i rapporti interpersonali sono da sempre qualcosa di quasi estraneo per me, tipo il latino, una cosa che tutti quelli che conosco più o meno sanno fare al contrario del sottoscritto, una pippa colossale.
Ogni giorno vedo persone che si aprono con altre, anche le più timide quando vedono la persona giusta hanno come uno scatto nell'animo, si accende come un fuoco interiore la cui fiamma si percepisce da quel bagliore negli occhi che hanno quando parlano e sorridono; é in quei momenti che mi sento come se mi mancasse qualcosa che gli altri anno.
Non sono un asociale, non del tutto, parlo con la gente tranquillamente, ma non sono il primo per nessuno, sono uno dei tanti per tanti. Nessuno viene da me quando è giù, é sempre il contrario. Con gli altri non ho un rapporto paritario, in tutti i casi sono io quello che riceve e mai quello che da. Mi sento in colpa ogni volta che parlo con qualcuno dei miei problemi, penso sempre che dovrei fare di più per gli altri ma non so come. Mi sento in capace e come potrei permettermi di andare a prendere di parlare per ore con una persona che mi da e basta? Come?

sabato 12 aprile 2014

Can't get you out of my head

Guardo le tue foto, i tuoi lineamenti dolci e i tuoi splendidi occhi; una ballata nelle cuffie scandisce il tempo vago.
Non riesco a farti uscire dai miei pensieri, ti penso seduto mentre mangio con aria spenta, fissando punti indefiniti nello spazio.
Nelle poesie d'amore vedo te, mi sembri la mia Beatrice, la mia Laura, la mia Silvia.
Sei tutto per me.

Ma tutto passa, un giorno d'un tratto non conti più niente. Al tuo posto c'è un'altra, e dopo lei un'altra ancora. Da tutto a niente nell'arco di una notte.

Non credo di sapere cosa mi passi per la testa, spero finisca presto.



P.S. Alice non fare la grammar nazi.

venerdì 11 aprile 2014

Lasciarsi.

"Tutta la nostra vita è un atto di separazione, dobbiamo solo trovare il modo di darci il giusto addio"

Vita di Pi non mi ha impressionato molto, bello da vedere, ma secondo me non c'era molto altro.
Questa frase del film però mi ha colpito. Mi ha colpito perché è vera, la nostra vita è piena di separazioni.
Abbiamo tutti ex amici con cui ormai non parliamo più. Amici con cui magari ai tempi delle elementari o delle medie eravamo pappa e ciccia e con cui ora abbiamo perso tutti i contatti.

Tutti noi abbiamo provato cosa vuol dire perdere qualcuno in maniera violenta, un parente per qualche malattia, un amico in un incidente o chissà chi altro in quale assurda maniera.
Tutti abbiamo sentito il cuore stringersi, farsi piccolo, diventare pesante, come se faticasse a battere. Io ho perso tante persone nella mia vita, alcune avrei preferito perderle prima, altre invece vorrei non se ne fossero mai andate, che mi avessero visto crescere. Nulla può cambiare cioè, qualunque cosa io faccia.

Un giorno ho perso una persona per una malattia, o almeno così credevo. In realtà l'ho persa molto prima, mesi addirittura. L'ho persa quando ha cominciato a stare male e io non mi sono mai preoccupato troppo per lui, un po' perché ero piccolo e idiota, un po' perché ero ingenuamente convinto che tutto si sarebbe sistemato.
Così non è stato e quando se ne è andato mi sono sentito pervaso dal senso di colpa. Avrei potuto e dovuto fare di più, avrei dovuto cercare di rendere gli ultimi momenti di quella persona più felici.
Ora di lui ricordo solo gli ultimi tempi, gli ospedali, la malattia, e la mia inutilità.

Nella mia vita c'è stato anche un altro addio che mi ha fatto soffrire: questo più privato, più mio.
Lei era tutto per me, era il mio primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera. Gli attimi insieme erano stupendi, quelli senza di lei invece erano inutili, semplici riempitivi senza anima. In sua compagnia questo mondo era più bello, era la cura per tutte le malattie.
Anche lei se ne è andata Non è morta, non mi guarda da chissà quale luogo, è semplicemente uscita dalla mia vita. Quel giorno mi è crollato il mondo addosso. La fatica che Atlante faceva per reggere il mondo era niente rispetto a quella che facevo io per sopportare la tempesta di pensieri ed emozioni che avevo nella testa in quel momento.
Se ne è andata senza che io facessi nulla, l'ho lasciata e l'ho vista finire nelle braccia di un altro.
Vedere la persona che ami, felice nelle braccia di un altro è un esperienza straziante.
La sera nel letto con la TV accesa non fai altro che pensare a lei, non ti importa di quello che stai guardando, pensi solo a quanto siete stati felici insieme e quanto ora tu non lo sia più. Ti senti egoista, perché stai male e la rivorresti indietro per sentirti meglio, quasi fosse una cosa di tua proprietà.
Il cibo non ha sapore e i momenti sono vuoti, ma il tempo passa e ci si abitua, ci si rassegna.
Lei non tornerà e non vi parlerete, al massimo vedrai le sue nuove foto su Facebook.

C'è poi anche un terzo addio doloroso nella mia vita, un addio a quello che eravamo ma non siamo più, e la colpa è mia, che quando serviva non mi sono lasciato andare.
Non ci siamo detti addio, è semplicemente cambiato tutto. Nella mia mente è sempre fisso come io abbia rovinato il rapporto con i miei atteggiamenti, con i miei deliri, con le mie follie mentali.
Ora è tutto più freddo, è sparita la magia, ho rotto l'incantesimo. Non ci siamo lasciati, non ci siamo detti addio, io le voglio bene come prima.
Per me è come una sorella, ma per lei non so cosa sono, e chiederlo mi spaventa da morire.