giovedì 31 luglio 2014

Mi manchi.

Stamattina mi sono svegliato e dopo aver connesso il mio cervello al corpo, operazione non facile in verità, mi sono messo a giocare a Pokémon Diamante. Non che non ci avessi già giocato a suo tempo, anzi, ricordo praticamente tutti i dialoghi a memoria. Forse è proprio per questo che è partito subito il malinconia-time: mi sono ricordato del momento esatto in cui lo comprai e di come mi sentivo allora.

Ero al mare, in una casina piccolina a Tarquinia Lido, molto fuori dal paese, talmente fuori che la strada era senza nome e non aveva l'illuminazione. La notte era stupenda infatti, non ho mai visto tante stelle in vita mia, ma ora sto divagando. Il gioco era già uscito da qualche giorno in realtà e io, da buon 11enne che ero, non facevo altro che rompere i coglioni dalla mattina alla sera per averlo; immagino che fossi insopportabile.

Quel giorno nonno era tornato a casa dal lavoro, cosa che succedeva solo il fine settimana visto che in mezzo alla settimana rimaneva a Mentana (il paese in cui vivevo prima se qualcuno non lo sapesse) e, non ricordo bene come, finimmo in macchina verso il centro commerciale di Civitavecchia.
Durante il viaggio ricordo che mi disse di non dire a mamma quanto avremmo speso perché altrimenti avrebbe fatto storie (lei era, ed è, la tirchia di famiglia, noi maschi di casa invece pensiamo che "i soldi sono fatti per essere spesi"). Io in preda all'eccitazione dissi immediatamente di sì, ma avrei il retto il gioco a qualsiasi cosa in quel momento, troppa la brama di avere tra le mani il nuovo Pokémon, cosa che tra parentesi neanche ora è cambiata... che bambinone che sono.

Arrivati lì comprammo un DS "ciccio" rosa (perché era l'ultimo rimasto e non mi andava di aspettare un altro secondo di più) e la copia di Diamante, perché Perla aveva la copertina rosa e mi sarei sembrato troppo gay.
Quanto ero felice in quel momento solo qualche essere superiore possa saperlo, non pensavo a nient'altro.
Chissà se ho almeno ringraziato chi ha messo la grana faticosamente guadagnata per farmi avere l'oggetto del desiderio, ma non credo, come non credo di averlo fatto molte altre volte, troppe, e adesso che non posso più farlo mi sento male.

Adesso lui non è più in questo mondo, cioè, in realtà è di là nell'altra camera in un barattolo, però non è proprio la stessa cosa ecco. Non posso andare lì e dire che mi dispiace per non essere stato quello che sarei potuto essere negli ultimi anni, che mi dispiace per essere stato un idiota e che vorrei ringraziarlo per tutte le stupide cose e le esperienze che ho fatto con lui.
Mi ricordo per esempio che una volta a Santa Marinella al mare stava guardando la F1 e io, pargolo di 7 anni, mi misi a guardarla con lui e rimasi stregato da quelle macchine che correvano velocissime, una passione che ancora adesso coltivo.
C'è stata quella volta poi in cui siamo andati a correre con i kart a Rieti e siamo rimasti senza benzina per strada in mezzo al niente. Io sono sempre stato uno un po' ansioso, magari da fuori non si vede, però dentro ogni volta che succede qualcosa parte del mio cervello comincia a immaginare conseguenze catastrofiche, al che quindi io chiesi preoccupato "e adesso?" "e adesso scendi che spignemo".
Se ci penso ancora adesso mi scappa un sorrisetto.
Credo di aver ereditato il tono perennemente sarcastico da lui (quindi se non vi piace come scrivo sapete a chi dare la colpa).

Quel giorno tra l'altro ci fermammo anche da un porchettaro troppo buono lungo la strada, ed ora ogni volta che passo lì, recentemente è capitato per lavoro ad esempio, ci penso sempre. Mi torna in mente quello che è successo ed inevitabilmente lui, e mentre fuori fisso il vuoto con lo sguardo perso dentro parte lo stesso processo mentale che é partito stasera quando ho cominciato a scrivere.
Io gli devo tanto, così tanto che qualsiasi cosa io possa mai fare nella mia vita non sarà mai abbastanza in confronto a quello che lui ha fatto per me, e non posso farci niente se non continuare a portare dentro di me il ricordo di un grande uomo come se ne incontrano pochi nella vita, e magari raccontare ai miei figli, se mai avrò mai il piacere di avere una donna con cui impegnarmi, come mai il loro papone sia cresciuto così bacato.

Spero di riuscire a trattenere le lacrime almeno davanti a loro.









venerdì 11 luglio 2014

Malattie mortali

Nasciamo, cresciamo, ci riproduciamo e alla fine muoriamo. In estrema sintesi queste sono le grandi fasi della vita, inclusa anche quella umana.

Tra queste, morire è senza dubbio quella che più delle altre affascina e spaventa le nostre piccole menti.

La morte è qualcosa che ci aspettiamo tutti, che magari immaginiamo anche, chi tra i propri cari, chi in atti eroici o chi facendo l'astronauta (o magari pure salvando eroicamente i familiari in una missione spaziale tiè), ma quasi nessuno se la immagina per malattia.

Morire a causa del tuo corpo malato è una delle immagini più angoscianti che possano apparire nella mente di una persona, sapere con certezza che tra 2 mesi o 2 anni ci aspetta l'addio alla vita è bel diverso dal sapere che prima o poi abbandoneremo questo mondo.

Spesso mi chiedo cosa passi nella mente di una persona che sa di dover morire. Immagino che il tempo assuma un valore diverso. I secondi scanditi dal ticchettio dell'orologio assomigliano forse a macigni? O comincia a scivolare addosso indefinito, confondendo le ore con i minuti?
E cosa dire poi di come deve essere spendere questi ultimi momenti? Cosa fare?

Nei film spesso fanno vedere come in questi casi si cerchi di sistemare la propria vita, chiudere i vecchi conti lasciati in sospeso. Ma quanto è giusto apparire alla porta della propria ex, magari ora fidanzata e dire "ehi, sto morendo, facciamo pace?", e quanto poi una risposta del genere verrà influenzata dalla fine imminente?

In realtà non è questo quello che poi mi fa pensare; il come una persona si ammali lo spiega la scienza, ma il perché è un mistero. Perché le cose devono andare così? È tutta casualità? O magari c'è una forza più grande dietro a guidare tutto mentre noi viviamo ignari le nostre vite semplici?
Ogni tanto grazie a internet leggo storie di malati di cose orribili e mi chiedo se non siano quasi dei martiri, colpiti a morte per far svegliare noi che rimarremo riguardo certe tematiche etiche o scientifiche.

O magari sono solo io che sto semplicemente negando l'inevitabilità dell'ammalarsi, indipendentemente da tutto. In fondo quasi mai nella vita quello che ci accade ha veramente senso. Però che triste pensare che ogni secondo qualcuno ci lasci senza un motivo, morti che magari a fine anno sono per noi un numero in una stima a scopo propagandistico, ma anche compagni, figli e riferimenti per altri. Io non voglio credere che sia tutto senza motivo.


PS: "fai come tutti e scrivi un diario"... No.

giovedì 3 luglio 2014

"Vi Amo"

In questo momento sono le 23:09 e sono appena salpato da Civitavecchia diretto ad Olbia.
La giornata è stata piuttosto faticosa, ma dopo il pranzo e la mancia offerti da una cliente molto gentile non mi sento molto stanco, ho un po' di sonno ma niente di più.
Forse è proprio perché ho sonno che mi sento come mi sento adesso.
Gli occhi sono pesanti, però mentre muovo i pollici sul touch del fido telefono (quante cose questo cosino rosso ha sentito...) ho un mezzo sorriso ebete sulla faccia.
Non ho un motivo vero per sorridere, non è successo nulla di eclatante in questi giorni.
La musica dell'improbabile cantante della nave un posto sotto quello della mia cabina stranamente neanche alimenta la mia grande vena lamentosa, non me la curo neanche.

Certe volte forse sono le piccole cose a fare la differenza, un "ti amo" detto da qualcuno importante per te, un gelato a 4 occhi (non so come si scriva con le lettere, Flavia perdono, sono ignorante e in mezzo al mare Google non mi aiuta, neanche il correttore) con un amica, un invito a una cosa piccola ma sentita.
Tutte piccole cose già, ma forse sono queste le più importanti: fanculo al lavoro, ai soldi e a tutto quanto; quando vado a casa e sono stanco, sistemo le mie cose, mi lavo e la prima cosa che faccio è scrivere alle solite 3 (ogni tanto più) ragazze importanti della mia vita. Il primo pensiero sono loro, ed è da loro che corro quando mi sento perso. Loro mi resettano. E io le amo. E sono Felice, perché non ho niente di cui preoccuparmi.
Purtroppo con una ragazza ora (salsiccia in questo blog zero eh) le cose non vanno bene, neanche male in realtà, diciamo è tutto arenato (momentaneamente spero), ma non mi preoccupa: io so già che la sera in cui tornerò a casa abbattuto loro ci saranno. Come ci saranno sempre spero.

Io però sono anche geloso di loro, alcune volte purtroppo la parte più egoista di me pensa "ehi, chi cazzo è quel mascellone sorridente tutto palestrato?". Prima vivevo male tutto questo, però ora credo di essere cambiato. Non voglio essere più triste per quello che non ho, voglio essere grato per quelle cose immense che ho, e ho tanto per cui essere infinitamente grato al signor Universo.

Volevo chiudere ringraziando in particolare una persona, però in fin dei conti non sarebbe giusto, sono quello che sono grazie a mille persone diverse, alcune che non ricordo altre che ricorderò per sempre, ma non posso neanche nominare tutti, mi annoierei e dimenticherei sicuramente qualcuno, quindi in ordine più o meno casuale:

F.F.E.G.G.M.A., vi amo, nonostante tutto.

PS: ora ho sonno però, esprimere tutto in maniera appena decente è faticoso.

martedì 1 luglio 2014

Lontanissimi, a due metri.

Che bella l'estate, tutto questo tempo libero, tutti insieme a cazzeggiare senza pensieri, tutti felici.
Ma quando mai.
È il primo Luglio e non ho fatto altro che lavorare e riposare.

Io ho pochi amici veri, pochi ma buoni credo, forse troppo buoni visto che non hanno mai un momento per me.
"Hai da fare lunedì?" "Sì mi dispiace devo andare a comprare il plutonio per il reattore di zia Peppa". E manco puoi dire qualcosa, vuoi che la zia Peppa finisca il plutonio? Sarebbe scortese insomma.
Ogni volta la stessa storia, sempre da fare. Chissà come mai però Facebook è sempre pieno di selfie con altra gente, forse il plutonio è meglio prenderlo in due.

Se non è la zia Peppa certe volte ci si mette pure il viaggio, "Guarda mi dispiace parto per il Burkina Faso a fine mese e fino ad allora devo covare le uova dell'ornitorinco". Peccato. "Però quando torni sei libera?" "Non so ti faccio sapere", credo che queste risposte siano perse da qualche parte nella rete da un po' ormai.

In realtà però ho qualcuno che non ha tutti questi impegni, ci sentiamo ogni tanto e andiamo d'accordo, però non usciamo molto spesso, però in questo caso è colpa mia, 40 km di distanza non riesco a farli in tempi brevi, non sono un grande camminatore, ma nessuno è perfetto, ho altre doti probabilmente, molto ben nascoste.

Alla fine però ormai è passato 1/3 dell'estate e per un motivo o per l'altro non ho fatto niente di divertente, e non mi sono neanche riposato per davvero. I soldi che ho guadagnato con il mio sudore sono già spesi praticamente, neanche me li godo.

Però c'è un lato positivo, ormai conosco tutti gli amici dei miei amici, mi basta vedere al volo una foto e "oh guarda X sta con l'amica Y al mare a sorseggiare qualcosa". E poi sarei pure pessimista io, ma quando mai.