Stamattina mi sono svegliato e dopo aver connesso il mio cervello al corpo, operazione non facile in verità, mi sono messo a giocare a Pokémon Diamante. Non che non ci avessi già giocato a suo tempo, anzi, ricordo praticamente tutti i dialoghi a memoria. Forse è proprio per questo che è partito subito il malinconia-time: mi sono ricordato del momento esatto in cui lo comprai e di come mi sentivo allora.
Ero al mare, in una casina piccolina a Tarquinia Lido, molto fuori dal paese, talmente fuori che la strada era senza nome e non aveva l'illuminazione. La notte era stupenda infatti, non ho mai visto tante stelle in vita mia, ma ora sto divagando. Il gioco era già uscito da qualche giorno in realtà e io, da buon 11enne che ero, non facevo altro che rompere i coglioni dalla mattina alla sera per averlo; immagino che fossi insopportabile.
Quel giorno nonno era tornato a casa dal lavoro, cosa che succedeva solo il fine settimana visto che in mezzo alla settimana rimaneva a Mentana (il paese in cui vivevo prima se qualcuno non lo sapesse) e, non ricordo bene come, finimmo in macchina verso il centro commerciale di Civitavecchia.
Durante il viaggio ricordo che mi disse di non dire a mamma quanto avremmo speso perché altrimenti avrebbe fatto storie (lei era, ed è, la tirchia di famiglia, noi maschi di casa invece pensiamo che "i soldi sono fatti per essere spesi"). Io in preda all'eccitazione dissi immediatamente di sì, ma avrei il retto il gioco a qualsiasi cosa in quel momento, troppa la brama di avere tra le mani il nuovo Pokémon, cosa che tra parentesi neanche ora è cambiata... che bambinone che sono.
Arrivati lì comprammo un DS "ciccio" rosa (perché era l'ultimo rimasto e non mi andava di aspettare un altro secondo di più) e la copia di Diamante, perché Perla aveva la copertina rosa e mi sarei sembrato troppo gay.
Quanto ero felice in quel momento solo qualche essere superiore possa saperlo, non pensavo a nient'altro.
Chissà se ho almeno ringraziato chi ha messo la grana faticosamente guadagnata per farmi avere l'oggetto del desiderio, ma non credo, come non credo di averlo fatto molte altre volte, troppe, e adesso che non posso più farlo mi sento male.
Adesso lui non è più in questo mondo, cioè, in realtà è di là nell'altra camera in un barattolo, però non è proprio la stessa cosa ecco. Non posso andare lì e dire che mi dispiace per non essere stato quello che sarei potuto essere negli ultimi anni, che mi dispiace per essere stato un idiota e che vorrei ringraziarlo per tutte le stupide cose e le esperienze che ho fatto con lui.
Mi ricordo per esempio che una volta a Santa Marinella al mare stava guardando la F1 e io, pargolo di 7 anni, mi misi a guardarla con lui e rimasi stregato da quelle macchine che correvano velocissime, una passione che ancora adesso coltivo.
C'è stata quella volta poi in cui siamo andati a correre con i kart a Rieti e siamo rimasti senza benzina per strada in mezzo al niente. Io sono sempre stato uno un po' ansioso, magari da fuori non si vede, però dentro ogni volta che succede qualcosa parte del mio cervello comincia a immaginare conseguenze catastrofiche, al che quindi io chiesi preoccupato "e adesso?" "e adesso scendi che spignemo".
Se ci penso ancora adesso mi scappa un sorrisetto.
Credo di aver ereditato il tono perennemente sarcastico da lui (quindi se non vi piace come scrivo sapete a chi dare la colpa).
Quel giorno tra l'altro ci fermammo anche da un porchettaro troppo buono lungo la strada, ed ora ogni volta che passo lì, recentemente è capitato per lavoro ad esempio, ci penso sempre. Mi torna in mente quello che è successo ed inevitabilmente lui, e mentre fuori fisso il vuoto con lo sguardo perso dentro parte lo stesso processo mentale che é partito stasera quando ho cominciato a scrivere.
Io gli devo tanto, così tanto che qualsiasi cosa io possa mai fare nella mia vita non sarà mai abbastanza in confronto a quello che lui ha fatto per me, e non posso farci niente se non continuare a portare dentro di me il ricordo di un grande uomo come se ne incontrano pochi nella vita, e magari raccontare ai miei figli, se mai avrò mai il piacere di avere una donna con cui impegnarmi, come mai il loro papone sia cresciuto così bacato.
Spero di riuscire a trattenere le lacrime almeno davanti a loro.