lunedì 28 aprile 2014

Dare. Ricevere.

Ci sono momenti in cui mi sento vuoto dentro, come se non ci fosse nulla per cui valga la pena impegnarsi. Mi capita spesso ultimamente, mi ritrovo girato su un fianco, intento a guardare i verdi alberi mossi dal vento primaverile con lo sguardo spento.
Nella testa c'è un turbinio di idee: "prendi a pugni il mondo", "scappa lontano qualche giorno"... Idee stupide e inutili che dopo qualche minuto passata la tempesta mi appaiono lampanti nella loro idiozia.
Alcune volte però non ho istinti distruttivi, alcune volte vorrei presentarmi a casa di qualcuno e parlare per ore. Parlare di tutto, di me e dei miei problemi, ma anche di cose idiote come può essere il tizio strambo che ho visto prima in strada. Non mi importa di cosa, vorrei solo parlare. Questa anche da "sobrio" non mi appare come un idea folle, tutti mi dicono sempre che parlare aiuta a sentirsi meglio. Francamente non ne ho idea, non so quanto mi aiuti parlare faccia a faccia con qualcuno, e non so neanche chi vorrebbe mai ascoltare i miei deliri mentali, i deliri di un 18enne semi depresso che un attimo é la persona più felice del mondo e quello dopo vorrebbe quasi lanciarsi dalla finestra.
Mi piacerebbe avere questo genere di rapporto con una persona ma non so come si costruisca una cosa del genere; i rapporti interpersonali sono da sempre qualcosa di quasi estraneo per me, tipo il latino, una cosa che tutti quelli che conosco più o meno sanno fare al contrario del sottoscritto, una pippa colossale.
Ogni giorno vedo persone che si aprono con altre, anche le più timide quando vedono la persona giusta hanno come uno scatto nell'animo, si accende come un fuoco interiore la cui fiamma si percepisce da quel bagliore negli occhi che hanno quando parlano e sorridono; é in quei momenti che mi sento come se mi mancasse qualcosa che gli altri anno.
Non sono un asociale, non del tutto, parlo con la gente tranquillamente, ma non sono il primo per nessuno, sono uno dei tanti per tanti. Nessuno viene da me quando è giù, é sempre il contrario. Con gli altri non ho un rapporto paritario, in tutti i casi sono io quello che riceve e mai quello che da. Mi sento in colpa ogni volta che parlo con qualcuno dei miei problemi, penso sempre che dovrei fare di più per gli altri ma non so come. Mi sento in capace e come potrei permettermi di andare a prendere di parlare per ore con una persona che mi da e basta? Come?

sabato 12 aprile 2014

Can't get you out of my head

Guardo le tue foto, i tuoi lineamenti dolci e i tuoi splendidi occhi; una ballata nelle cuffie scandisce il tempo vago.
Non riesco a farti uscire dai miei pensieri, ti penso seduto mentre mangio con aria spenta, fissando punti indefiniti nello spazio.
Nelle poesie d'amore vedo te, mi sembri la mia Beatrice, la mia Laura, la mia Silvia.
Sei tutto per me.

Ma tutto passa, un giorno d'un tratto non conti più niente. Al tuo posto c'è un'altra, e dopo lei un'altra ancora. Da tutto a niente nell'arco di una notte.

Non credo di sapere cosa mi passi per la testa, spero finisca presto.



P.S. Alice non fare la grammar nazi.

venerdì 11 aprile 2014

Lasciarsi.

"Tutta la nostra vita è un atto di separazione, dobbiamo solo trovare il modo di darci il giusto addio"

Vita di Pi non mi ha impressionato molto, bello da vedere, ma secondo me non c'era molto altro.
Questa frase del film però mi ha colpito. Mi ha colpito perché è vera, la nostra vita è piena di separazioni.
Abbiamo tutti ex amici con cui ormai non parliamo più. Amici con cui magari ai tempi delle elementari o delle medie eravamo pappa e ciccia e con cui ora abbiamo perso tutti i contatti.

Tutti noi abbiamo provato cosa vuol dire perdere qualcuno in maniera violenta, un parente per qualche malattia, un amico in un incidente o chissà chi altro in quale assurda maniera.
Tutti abbiamo sentito il cuore stringersi, farsi piccolo, diventare pesante, come se faticasse a battere. Io ho perso tante persone nella mia vita, alcune avrei preferito perderle prima, altre invece vorrei non se ne fossero mai andate, che mi avessero visto crescere. Nulla può cambiare cioè, qualunque cosa io faccia.

Un giorno ho perso una persona per una malattia, o almeno così credevo. In realtà l'ho persa molto prima, mesi addirittura. L'ho persa quando ha cominciato a stare male e io non mi sono mai preoccupato troppo per lui, un po' perché ero piccolo e idiota, un po' perché ero ingenuamente convinto che tutto si sarebbe sistemato.
Così non è stato e quando se ne è andato mi sono sentito pervaso dal senso di colpa. Avrei potuto e dovuto fare di più, avrei dovuto cercare di rendere gli ultimi momenti di quella persona più felici.
Ora di lui ricordo solo gli ultimi tempi, gli ospedali, la malattia, e la mia inutilità.

Nella mia vita c'è stato anche un altro addio che mi ha fatto soffrire: questo più privato, più mio.
Lei era tutto per me, era il mio primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera. Gli attimi insieme erano stupendi, quelli senza di lei invece erano inutili, semplici riempitivi senza anima. In sua compagnia questo mondo era più bello, era la cura per tutte le malattie.
Anche lei se ne è andata Non è morta, non mi guarda da chissà quale luogo, è semplicemente uscita dalla mia vita. Quel giorno mi è crollato il mondo addosso. La fatica che Atlante faceva per reggere il mondo era niente rispetto a quella che facevo io per sopportare la tempesta di pensieri ed emozioni che avevo nella testa in quel momento.
Se ne è andata senza che io facessi nulla, l'ho lasciata e l'ho vista finire nelle braccia di un altro.
Vedere la persona che ami, felice nelle braccia di un altro è un esperienza straziante.
La sera nel letto con la TV accesa non fai altro che pensare a lei, non ti importa di quello che stai guardando, pensi solo a quanto siete stati felici insieme e quanto ora tu non lo sia più. Ti senti egoista, perché stai male e la rivorresti indietro per sentirti meglio, quasi fosse una cosa di tua proprietà.
Il cibo non ha sapore e i momenti sono vuoti, ma il tempo passa e ci si abitua, ci si rassegna.
Lei non tornerà e non vi parlerete, al massimo vedrai le sue nuove foto su Facebook.

C'è poi anche un terzo addio doloroso nella mia vita, un addio a quello che eravamo ma non siamo più, e la colpa è mia, che quando serviva non mi sono lasciato andare.
Non ci siamo detti addio, è semplicemente cambiato tutto. Nella mia mente è sempre fisso come io abbia rovinato il rapporto con i miei atteggiamenti, con i miei deliri, con le mie follie mentali.
Ora è tutto più freddo, è sparita la magia, ho rotto l'incantesimo. Non ci siamo lasciati, non ci siamo detti addio, io le voglio bene come prima.
Per me è come una sorella, ma per lei non so cosa sono, e chiederlo mi spaventa da morire.