Nothing you can sing that can't be sung.
Nothing you can say but you can learn how to play the game.
It's easy."
Ieri volevo sotterrarmi, oggi mi sento in pace con me stesso.
È da poche ore il 10 Maggio, sono fuori con amici a Campo de Fiori e mi trovo ad osservare da dietro una sottospecie di concerto comunistoide per pubblicizzare quella che credo essere una lista candidata alle elezioni europee che arriveranno in pochi giorni. Elezioni a cui dovrei votare anche io ma questo meriterebbe un articolo apposta perché è un tema ampio da trattare, e non è neanche quello di cui voglio parlare ora.
Sono qui seduto da circa 40 minuti e ho detto circa 20 parole in totale, scollegate tra di loro e anche tanto interessanti. Parole vuote a persone a cui in realtà non ho una da dire ora, semplicemente non so cosa dire.
Trovo curioso come sia possibile che da un momento all'altro la serata si sia spenta nel nulla cosmico, addirittura sto scrivendo questo messaggio mal scritto e senza un vero senso con alla mia destra tre ragazze abbastanza carine. Che gay che sono.
Momenti come questi mi fanno chiedere come sia possibile che l'uomo sia un uomo sociale e allo stesso tempo sia capace di isolarsi anche in mezzo alla folla più ampia. Mi chiedo perché succeda ciò, ma non so spiegarmelo bene, forse alle volte semplicemente non c'è niente da dire o nulla che valga la pena dire ad altre persone. Ah, che strano essere l'uomo. O forse sono io quello strano, chi lo sa. Fatto sta che alla fine qui non sono l'unico che sta muto, alla fine non è un problema solo mio. Meno male.
Alcune volte sono triste e non capisco il motivo. Mi sembra di avere quello che voglio, ottengo quello che desidero, non sempre, con le persone praticamente mai, con gli obbiettivi che mi impongo invece più spesso, ma mi sento comunque come se non avessi mai il puzzle completo, manca sempre un pezzo per essere veramente apposto. Qualcosa é fuori posto sempre e comunque ed è così per tutti, ma io non riesco a darmi pace nonostante lo sappia. Il pensiero che qualcosa non sia come io lo vorrei o lo immagino é come un tarlo nella mia testa, mi mangia piano piano in ogni momento della giornata senza che io possa farci niente.
Mi chiedo spesso perché non riesca ad accettare il fatto che non tutto dipenda da me, ma comunque ogni volta mi incolpo di tutto. Ogni cosa che mi accade per il mio cervello é una conseguenza delle mie azioni. Quando le cose vanno bene è bello sentirsi artefici della propria gioia, ma quando ciò non accade mi sento molto stupido. Ma non quel tipo di stupido che non è abbastanza intelligente per capire regole matematiche assurde che bella vita non serviranno assolutamente a niente ma che sono costretto a studiare contro la mia volontà per la sopravvivenza, quello stupido che ha tutte le carte in regola per fare grandi cose ma che alla fine non fa niente se non grattarsi. Uno spreco di potenziale ingiusto.