lunedì 22 settembre 2014

Puzzle



Io so come va a finire, lo so sempre, sono abbastanza bravo a pronosticare, però mi piace pensare che magari ogni volta sia diverso.

Per certi è sempre diverso: mai due volte nello stesso modo è cominciato qualcosa, che grande fonte di situazioni che è il mondo.
Una volta per orgoglio, l'altra per sognare o semplicemente per caso nasce sempre il solito mix di emozioni contrastanti quali sono l'euforia e la consapevolezza, la follia della ragione che si abbandona al sogno e si lascia trasportare in infiniti viaggi mentali in cui tutti i pezzi del puzzle per magia entrano in successione al loro posto.
La realtà però non è un sogno, qualcosa va al suo posto ma molto finisce dove non dovrebbe come in uno di quei quadri che non definisco perchè sono ignorante in materia. Quelli strani comunque.

Ora è diverso, nulla è al suo posto e sul tavolo c'è tanto di quel casino che vorrei semplicemente girare le spalle ed andarmene. Peccato non si possa fare, devo per forza dare almeno una forma, un abbozzo di senso all'informità davanti a me.
Giorno dopo giorno ragiono e mi muovo: ogni tanto metto un pezzo, ogni tanto nessuno o alcune volte ne metto dieci, raramente arriva un terremoto e perdo parti di quello che ho unito con fatica.
Non fa niente, prima o poi ricostruisco come sempre. Magari faccio lunghe pause, mi sdraio a terra e fisso il vuoto per giorn; non mangio, non parlo, non sorrido. Però poi mi alzo, guardo di nuovo il puzzle e ricomincio. La Terra non smette di girare, il Sole non smette di fondere e il tempo non smette di scorrere.

Anche stavolta conosco già la fine di tutto, ma alla fine chissene frega, alla fine mi piace fare i puzzle.

giovedì 11 settembre 2014

2. Eleanor Rigby

Finisce sempre così, ci provo e ci credo ma per un motivo o per un altro non va mai come vorrei.
Volere e non potere mi spacca in due, rivolta dentro di me un miscuglio esplosivo di emozioni.
"Senti lascia perdere."
Freddo e cattivo, doloroso come una lama nel pieno petto.
Le parole fanno male ma fa ancora più male il cambiamento: l'affetto diventa ghiaccio e le attenzioni mutano in una lenta e angosciante indifferenza. Divento superfluo. Probabilmente lo sono per tutti.
"Mi stressi."
La testa mi fa male, sento il sangue pompare senza freni nel corpo tremante, il tempo diventa insostenibile. Sguardo fisso nel vuoto e un unico pensiero panicante che non ne vuole sapere di uscire. Perché? Perché così? È così che sono fatto, non posso cambiare. Non vado mai bene per nessuno.
"Non so perché tutto d'un tratto ti sei fissato con me."
Non lo so neanche io, pensavo di saperlo, pensavo di aver capito. Non è così. Non credo più in quello che provo o in quello che penso, perché dovrei? Non mi ha portato niente di buono, ho sempre vissuto così. Forse è così che deve andare, ora e sempre. Il mondo è un posto di merda.
"Non mi sei mai sembrato interessato..."
Dal cuore sale qualcosa, mi sento esplodere, vorrei prendere a pugni qualcosa. Perdo il controllo delle mie azioni e ragioni, regredisco ad uno stato all'apparenza vegetale, credo di stare male, mi sento caldo, troppo.
"...non hai mai fatto niente per dimostrare i tuoi sentimenti."
La bomba esplode, il germe della follia sboccia dentro di me. Piango. Piango forte, non mi importa più di niente. Ho sbagliato tutto, dall'inizio alla fine. Sono impotente. Le parole diventano vaghe, entrano ed escono come pallottole dal mio corpo, taglienti come lame, ingiuste come tutto quello che esiste al mondo, non potrebbe essere diversamente.
Non riesco a smettere, non credo neanche di volerlo, perché dovrei alla fine? Non ho più niente, ho perso anche la dignità, non riesco più neanche a guardarmi allo specchio.
"Ma che ne sai tu? Non hai idea di quanto lo abbia voluto, di quanto lo abbia desiderato!"
La rabbia che conservo dentro esce fuori prepotente, ma è solo uno scatto futile, si esaurisce subito. Perché dovrei essere arrabbiato poi? Non è neanche una cosa nuova, è solo più dolorosa, più dello svegliarsi tutti i giorni solo in mezzo ad altri 8 miliardi di alieni. Il più alieno degli alieni.
È finita. Finisce sempre. Pagine della mia storia già scritte prima che si ripetono, eventi ciclici che incasinano l'enorme errore che è in me.
Lei é da amici, io fisso un albero dalla mia panchina. Che belle le foglie.

martedì 9 settembre 2014

1. Taxman

"Merda, ho pestato uno stronzo. Ho detto merda e stronzo nella stessa frase, cazzo dovrei smetterla di parlare così, sembro un borgataro."
Le giornate di merda le riconosci subito, ti svegli e la prima cosa che pensi non è andare a pisciare come tutti, no, ti sei sognato di andare a pisciare ed hai bagnato il letto come un bimbo di otto anni; stavolta però non c'è mamma a sistemare tutto, alla mia età o hai una moglie o fai tutto tu.
Io faccio tutto solo.
Lavorare per il fisco non è fare il calciatore, non hai le veline che ti seguono lasciando una scia appiccicosa come se non avessero le gambe. Spesso la gente ti odia senza neanche conoscerti, solo perché fai il tuo lavoro. Lavoro di merda. A me neanche piace, avrei voluto studiare lettere, ma non è andata così, vabbé.
"Signor Bianchi buongiorno sono qui per il fisco, posso rubarle un attimo del suo tempo?"
Non ho bisogno di ascoltare la risposta, farfugliano tutti qualche frase di circostanza mentre nella mente pensano già a cosa dire e cosa fare: qualcuno è più bravo e riesce a sembrare calmo e pacato, qualcuno invece già dal tono di voce sembra nel panico più totale.
L'altro giorno ero da una simpaticissima signora che abitava in centro, zona carina, peccato sia abitata da teste di cazzo.
Lei ovviamente era anche stupida, spesso le cose coincidono, come abbia fatto a trovare marito non lo riesco a capire, mi manda al manicomio.
E ci ha mandato anche lui probabilmente, quando sono entrato se ne stava seduto con lo sguardo fisso nel vuoto mentre parlavo con la consorte, oppure era incredulo di fronte alle quantità di cazzate che la signora raccontava.
È bello fare il proprio lavoro in certi casi. Ma non oggi.
La casa è un casino e sotto gli occhi ha due borse che se lavorassi all'antidroga farei controllare dai cani per quanto sono grandi, e non credo sia per il sonno. Questo poveraccio è un morto di fame. Lo so perché è il mio lavoro, faccio i conti in tasca alle persone e se qualcosa non torna devo controllare.
Il tipo non paga le tasse da qualche mese.
"Non posso permettermelo" dice lui.
Io gli credo, ma non posso fare niente se non allungare la sua agonia, non ho i mezzi per fare niente.
Non valgo niente insomma.
Il tizio piange e io non so che fare, ogni volta la stessa storia:
"Mi dispiace signore, vorrei aiutarla ma posso solo rimandare la questione, prima o poi i soldi che deve allo stato dovrà pagarli comunque."
Cazzate, lo stato non ha bisogno dei soldi di un morto di fame, è che sono più semplici da ottenere rispetto a quelli di un miliardario con una schiera di avvocati. Noi dovremmo lavorare per la gente non contro, ma alla fine il più forte vince sul più debole, non si mette a fare il bullo con gli ossi duri.
Saluto il signore che probabilmente mi odia e odierà chi mi da lo stipendio e mi metto in macchina, altro giro altra corsa. Chi mi da i soldi lo odio anche io comunque.
È stancante vivere così, cinque giorni su sette. Non di fisico, ho fatto cose molto più probanti per sopravvivere, ma mai niente che mi opprimesse così, peccato che è l'unica cosa che ora posso fare.
Quando ero giovane lo chiamavo fisico da "sollevatore di dubbi".
Dubbi me ne fa sollevare molti una donna.

martedì 2 settembre 2014

Bikini Blu

Le foto al mare con le ragazze in bikini blu mi fanno pensare. In realtà no, però oggi è successo.
Sembrava una giornata di riposo come le altre, stanco dalle fatiche lavorative ho passato la mattinata in camera, in un perpetuo moto oscillatorio passante per la trinità composta da PC, TV e letto. Nel mezzo di questo ciclo continuo di monotonia e piattezza mi sono trovato casualmente a scrollare la home di Facebook quando, scartando "riflessioni" di gente palesemente idiota, foto di pasti e citazioni d'autore postate da hypster il cui unico pensiero è quello di sembrare il più alternativi possibile, mi sono trovato davanti a qualcosa che ha catturato la mia attenzione. Il dito indice della mano destra ha smesso di scrollare incessantemente la martoriata rotellina del mouse, il mio sguardo ha finito la sua ricerca quasi messiaca.
Due foto dai colori caldi occupano il centro del monitor, contrastando con le tinte fredde tipiche di tutto ciò che è tecnologico. Il giallo di una spiaggia fa da sfondo ad un bikini blu contentente una persona.
Ho un rapporto strano con quella persona. Anzi, non so neanche se c'è alcun tipo di rapporto tra di noi. Sicuramente non leggerà il frutto marcio dei miei pensieri, quindi posso vomitarvi addosso, o mio pubblico senza volto, composto da neanche una cinquantina di visitatori in media, tutto quello che mi passa dentro senza alcun filtro.
Tra me e BB (le sigle mi piacciono) non c'è stato niente, anzi, neanche la conoscevo fino a qualche tempo fa. Tutto è nato per caso dopo una delle tante piccole delusioni amorose degli ultimi tempi, senza neanche pensarci. Non in maniera diretta almeno, a quello che ora il pezzo sopra del bikini contiene avevo distrattamente pensato, e avevo anche apprezzato. Una frase tira l'altra e nasce un po' di grip tra noi, andiamo avanti ma tutto si blocca all'improvviso.
Così come le nostre strade si sono avvicinate così si sono allontanate. Sicuramente si riuniranno ancora, ma il tempo cambia tutto, e mi chiedo se cambierà anche questo. O forse è già cambiato tutto. Non ne ho davvero idea.
Tutto quello che so, è che ora non ci parliamo più, e non so neanche perché. Chissà se anche lei ogni tanto pensa a me, o sono solo io quello che si fa questi pensieri. Chissà.